Avevo fatto uno studio nel 2008 sullo stravolgimento in atto nel rapporto tra cittadini e Repubblica Parlamentare; l’avevo anche presentato in una conferenza stampa al Senato, come critica al proposto innalzamento della soglia di sbarramento elettorale al 5-6 %, per eliminare partiti e movimenti non dipendenti da banche e multinazionali.

Non sono riuscito a ritrovarlo, ma ricordo i passaggi nevralgici di quello studio:

  • Alla faccia della democrazia parlamentare, le leggi che vengono discusse e votate in Parlamento sono per la quasi totalità Decreti Legge, già adottati dal Governo e da riconvertire in legge pena la decadenza. Dovrebbe avvenire l’esatto contrario, il Parlamento che legifera e il Governo che attua.    

Per ritrovare le centinaia di proposte di legge di iniziativa popolare (50.000 firme), il cui inoltro alla discussione parlamentare è  previsto dalla Costituzione, bisogna andarle a cercare nei cassetti in cui, da anni, sono state abbandonate.

  • Qualora in Parlamento avvenga una libera discussione e questa porti a decisioni non gradite alle segreterie dei partiti di governo, queste vengono modificate dalla maggioranza di governo nell’altro ramo del Parlamento (come accadde alla mia proposta, approvata dal Senato, di raddoppiare il contributo alle famiglie povere). Se invece, per la propria ‘tenuta’ politica il Governo è costretto a dare parere favorevole a leggi o emendamenti a propri DD.LL. non graditi  ai banchieri o alle multinazionali, lo stratagemma è quello di rinviare alle calende greche le previste ‘norme attuative’ che il Governo si guarderà bene dall’adottare (come accadde per i 14 miliardi di fondi dormienti c/o le banche https://nandorossi.wordpress.com/2010/08/24/precari-e-risparmiatori-traditi-da-banche-e-coop/).

Ho riportato questi elementi per evidenziare che la democrazia parlamentare si rafforzerebbe recuperando la centralità del Parlamento non certo dimezzandone la rappresentanza.

  • I padri costituenti hanno previsto un rappresentante in Parlamento ogni 60.000 voti. Già con lo sbarramento al 4%, avviene che milioni di voti (non dati ai maggiori partiti) non trovano poi nessuna rappresentanza in Parlamento; questo, con il supporto di TV e giornali dei banchieri, indirizza il voto verso i partiti del sistema già esistenti, in violazione del diritto di voto, ma esiste pure il principio civico del ‘No taxation without representation’, e i politici dei banchieri farebbero bene a evitare che il tradimento di questo principio stabilito agli albori della democrazia, vada ad alimentare il fiume carsico delle rivolte italiane.
  • Il paradosso è che dimezzando il numero dei rappresentanti otterremmo che una platea di cittadini grande come una intera città di 120.000 abitanti non sarà rappresentata nel parlamento italiano.
  • Il pretesto per attuare il progetto della P2 di tagliare la rappresentanza parlamentare viene collegato alla forte spesa pubblica per gli emolumenti ai circa 1000 parlamentari ed a quella per i loro vitalizi. Ma se davvero la motivazione fosse quella, perché la maggioranza che ha votato il taglio dei parlamentari non ha invece votato il taglio degli emolumenti e dei vitalizi, raggiungendo lo stesso livello di ‘risparmio’? E’ quindi evidente che la questione è politico-ideologica, funzionale a ridurre la sovranità popolare dell’Italia, cosa non certo morta con Gelli, ma contenuta ancor oggi nelle proposte della Trilaterale, della JP Morgan, ecc. ecc. (ricordate la controriforma costituzionale di Renzi?).

Del resto è sotto gli occhi di tutti che si buttano miliardi impiccandoci finanziariamente nel MES e si tagliano miliardi di tasse alle multinazionali (per citare solo due esempi), ma si vorrebbe anteporre la necessità vitale di ‘risparmiare’ milioni dimezzando la rappresentanza popolare nel Parlamento… in una Repubblica Parlamentare!