Mentre Hollywood spacciava i suoi western dove i selvaggi indiani erano sempre i cattivi, attorno ai giornaletti di Tex Willer si raggrumavano quelli che, tra i miei coetanei, stavano “dalla parte degli indiani” (come da quella di Spartacus, dell’ Algeria o del Vietnam…)
Penso che proprio i films western di Hollywood (anche se con il ’68 sarebbero arrivati films come “Soldato blu” e “L’uomo chiamato cavallo”) ed i fumetti italiani di Tex Willer, siano state tra le informazioni base su cui sono state costruite le idee forza di una America dove i buoni vincono (favorita dall’ansia tutta italiota di stare dalla parte dei vincitori, che occupavano, e tuttora occupano, militarmente la nostra patria).
Il cuore di questa nota è la volontà di liberarmi da un’ingiusta, cinquantennale, ammirazione per Tex Willer che mi fu spacciato come un combattente “dalla parte degli indiani”e che ho ora riscoperto nella reale funzione di un abile ed intelligente collaboratore del genocidio dei pellerossa.